In cucina con qualche “consapevolezza” in più

Il nostro rapporto con il cibo è sempre molto forte: ma quanto siamo consapevoli di quanto il “semplice” gesto di cucinare sia Sostenibile? Ecco qualche spunto su cui ragionare e qualche bella manifestazione da segnare in agenda per assumere un’alimentazione sempre più sana

di Costanza Magnaghi, Green Planner 

Il fatto che dopo 12 anni, una trasmissione come Masterchef faccia ancora 1 milione 60mila spettatori medi a serata, la dice lunga sugli hobby degli italiani con la cucina che è da alcuni decenni tra i temi - e forse la stanza - più vissuta dagli italiani. 

Il piacere di cucinare e mangiare non coincide però con la vera consapevolezza degli italiani di quanto il il sistema agroalimentare incida sul nostro Pianeta. Eppure, il food system comporta il 40% della forza globale naturale e industriale al mondo e, come fa osservare Sharon Cittone, fondatrice di Edible Planet Ventures, si tratta di tanta energia, acqua e altre materie prime tanto che rappresenta un insieme di tantissime industrie che, nel loro complesso, sono probabilmente la più grossa problematica di cui stiamo andando a discutere e che dovremo affrontare. 

Allora è vero che le cose vanno raddrizzate il prima possibile. A cominciare dal diminuire il prima possibile il cibo “buttato via”. Troppo ancora finisce nella pattumiera degli italiani. In testa si butta la frutta con (pari a 1,2 chili pro-capite secondo dati forniti da Coldiretti); seguita dal pane (circa 0,8 chili), da insalata, verdure, aglio e cipolle. Tanta roba e tanti soldi buttati via, tanto che Last Minute Market valuta che 6,5 miliardi di euro finiscono in pattumiera. Energia sprecata compresa.

E qui veniamo a un tema che negli ultimi mesi ha richiamato l’attenzione degli italiani: il gas e il suo altalenante costo.

In almeno il 70% delle case italiane è installata una cucina a gas: accenderla e spegnerla deve essere considerata un’azione che non è assolutamente innocua: non mancano, infatti, impatti sulla nostra salute e sull’ambiente.

A dimostrarlo è uno studio pubblicato di recente su Environmental Science & Technology, che ha misurato la qualità dell’aria in quasi 160 abitazioni in California in cui venivano usati fornelli a gas. In tutte sono stati rilevati ossido di azoto e biossido di azoto, gas che possono irritare i polmoni e le vie respiratorie, oltre a particolato ultrafine, monossido di carbonio, particolato e persino formaldeide, tutte sostanze che hanno un impatto negativo sul sistema respiratorio e cardiovascolare, specie di anziani e bambini piccoli.

Inoltre, dato ancor più allarmante, nel 99% dei campioni prelevati nelle case della California sono state trovate tracce di benzene, un agente cancerogeno, oltre che di xilene, toluene ed etilbenzene. Come specificato, i dati riguardano un campione ristretto di abitazioni negli Stati Uniti, ma la chimica degli idrocarburi non cambia di molto sulle sue sponde dell’oceano ed è ragionevole pensare che gli effetti sulla salute possano essere simili. Inoltre, i fornelli a gas emettono metano anche quando sono spenti, a causa delle perdite, andando ad aumentare il riscaldamento globale.

 

Sui rischi legati alla scommessa sul gas naturale si concentra “La nuova guerra del clima”, l’ultimo libro di Michael Mann (tradotto in italiano da Edizioni Ambiente), il climatologo statunitense diventato (suo malgrado) famoso per aver elaborato il grafico a “mazza da hockey”, in cui viene ricostruito l’aumento delle temperature negli ultimi 2.000 anni.
Nel libro, Mann dimostra numeri alla mano, il gas naturale impatta sulla salute e sul clima, contribuendo ad aggravare il riscaldamento globale. Le soluzioni per risolvere (almeno) questa parte del problema ci sono e non sono difficili da attuare: innanzitutto, il consiglio è quello di cambiare i fornelli a gas con i loro equivalenti elettrici, in particolare con i piani a induzione, che possono vantare un’efficienza particolarmente elevata e, se proprio non è possibile farlo, è opportuno arieggiare i locali mentre si cucina e per almeno un quarto d’ora dopo che si è si sono spenti i fornelli.

 

Intanto, in tutto il mondo si riconosce nella corrente SlowFood il merito di dare al tema cibo il ritorno a saperi antichi e naturali e le buone pratiche scandite da Carlin Petrini. La tendenza sarà ribadita nei prossimi eventi dedicati al “pescato” e ai formaggi. Dal primo di giugno al 4 torna infatti a Genova Slow Fish. Quest’anno il claim dell’undicesima edizione scelto è Coast to Coast. L’intento è quello di sottolineare che mari, oceani e acque interne non sono ecosistemi a sé stanti rispetto a quelli dove si svolge la vita umana: gli ambienti acquatici e la terraferma sono strettamente correlati e interconnessi, influenzandosi vicendevolmente.  A settembre - dal 15 al18 in quel di Bra (Cuneo) - torna in piazza invece Cheese il più importante evento dedicato ai formaggi naturali, ottenuti con latte che non ha subito trattamenti termici come la pastorizzazione, che li priva dei fermenti naturali.