Al via le comunità energetiche, tra opportunità e criticità

Con lo sviluppo di impianti decentralizzati da energie rinnovabili si assisterà a una crescente diffusione di questa modalità di consumo

Nei prossimi anni, il mondo dell’energia subirà cambiamenti assai rapidi: le grandi centrali elettriche, che hanno alimentato il territorio fino ad oggi, lasceranno progressivamente il posto alla generazione distribuita, accompagnata dal progressivo sviluppo di piccoli impianti decentralizzati di produzione da fonte rinnovabile e, con esso, da una crescente diffusione di comunità energetiche.

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Cosa sono le comunità energetiche

Le comunità energetiche riuniscono una moltitudine di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti energetici locali. Si tratta, in effetti, di una varietà di esperienze diverse, tra comunità di interessi e comunità di luogo, accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri (cittadini, condomini, attività commerciali e imprese del territorio) in un logica di decentramento e localizzazione della produzione energetica secondo la quale si consuma e scambia energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. Anche nel nostro Paese stanno partendo le prime iniziative, per le quali è stato necessario attendere la pubblicazione delle regole tecniche del GSE, avvenuta nel dicembre 2020. Il motore di questi cambiamento è l’Unione europea, il cui percorso regolatorio in materia è stato avviato con la pubblicazione di due direttive, nell’ambito del Clean Energy for All Europeans Package, centrali per lo sviluppo delle comunità energetiche: la cosiddetta RED2 (Renewable Energy Directive 2) e la EMD2 (Electricity Market Directive 2).

Il ruolo del prosumer

Entro il 2050 si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema come prosumer. Con questo termine si indicano coloro che, possedendo un proprio impianto di produzione di energia, ne consumano una parte e reimmettono in rete la rimanente, scambiata con i consumatori fisicamente prossimi al prosumer o anche accumulandola in un apposito sistema, per distribuirla alle unità di consumo nel momento più opportuno.

Le opportunità

Tra le varie misure adottate dal governo italiano vi sono gli incentivi previsti per l’energia immessa in rete e condivisa, oggi al centro di una revisione sulla quale il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ha aperto una consultazione pubblica sullo schema di decreto che individua criteri e modalità per la concessione di incentivi volti a promuovere la realizzazione di impianti di fonti rinnovabili inseriti in comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e individuale a distanza.

Fino ad oggi su tutta l’energia prodotta e immessa in rete si beneficia del ritiro dedicato GSE o della vendita al mercato. Quanto alle detrazioni fiscali, quella che riguarda più da vicino le comunità energetiche è il Superbonus contenuto nell’articolo 119, che introduce una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici, sostenute fino al 31 dicembre 2022. Tali misure si applicano esclusivamente agli interventi effettuati dai condomini e dalle persone fisiche, escluse quelle che fanno attività di impresa, arti e professioni.

Sono contemplati gli Istituti Autonomi Case Popolari (IACP), comunque denominati, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, gli enti del Terzo settore, nonché le associazioni e le società sportive dilettantistiche per determinate tipologie di intervento. Per accedere ai benefici dell’Ecobonus 110%, occorre realizzare almeno uno degli interventi “principali” e che l’insieme delle misure sia tale da portare a un miglioramento della catalogazione dell’edificio di almeno due classi energetiche.
 

Limiti attuali

La strada per la diffusione delle comunità energetiche è ostacolata ancor oggi da una serie di limitazioni che ne mina lo sviluppo: tra queste vengono segnalati i limiti del perimetro di aggregazione, il limite di potenza degli impianti, e il ruolo dei soggetti terzi. Per quanto riguarda il primo punto, è già possibile aggregare utenti in bassa tensione, appartenenti cioè alla stessa cabina di media tensione, fattore che ovviamente restringe il perimetro di azione; in futuro, non è escluso che si possa però parlare di perimetri definiti in base al comune di appartenenza. Per quanto riguarda il limite di potenza degli impianti, oggi fissato a 200 kW, è importante fissare un tetto più alto per consentire di sfruttare al meglio gli spazi e le infrastrutture disponibili per la realizzazione di nuovi impianti. Infine, per quanto riguarda i soggetti terzi, essi hanno un ruolo importante che deve essere definito e rafforzato: si tratta infatti di aziende specializzate che, pur non diventando membri delle comunità, con le loro competenze possono sostenere l’iniziativa intervenendo in maniera risolutoria su progettazione e finanziamento degli impianti, oltre che per la gestione operativa delle comunità.

Sono circa venti i soggetti - tra associazioni, imprese e Comunità Energetiche Rinnovabili - che hanno espresso una serie di osservazioni al documento (Dco) 390/2022/R/eel pubblicato a settembre da ARERA sulle criticità ancora presenti. In essi si chiede con forza un’accelerazione del processo per la definizione finale delle disposizioni in materia di autoconsumo e Comunità Energetiche Rinnovabili, così da cogliere in modo più celere possibile tutti i vantaggi di queste nuove configurazioni energetiche. Ma sono numerose anche le criticità tecniche ancora da affrontare:

  • una definizione chiara e univoca delle zone di mercato;
  • una specifica aggiunta alle casistiche per le quali ampliare i perimetri delle aree sottese alle cabine primarie per i piccoli Comuni;
  • un termine perentorio entro cui i gestori forniscano le informazioni per l’identificazione delle comunità energetiche;
  • uno strumento temporaneo per la fornitura dei dati, in attesa dell’operatività della piattaforma informatica GIS;
  • una migliore definizione dei destinatari degli incentivi;
  • un’attenzione particolare allo scorporo in bolletta, a cominciare dalle difficoltà gestionali che quest’ultimo presenta, nonché uno studio approfondito sul modello; la completa fornitura dei dati di produzione e consumo alla comunità energetica.

I numeri delle CER

Nonostante tutti questi limiti, nei prossimi tre anni il numero di comunità energetiche rinnovabili (CER) è comunque destinato a crescere significativamente. ANIE Rinnovabili ha di recente effettuato una ricerca sul perimetro nazionale nella quale si evidenzia che il 65% del campione intervistato si aspetta che il numero di CER in Italia superi le cinquecento unità nel prossimo triennio e il 35% ritiene che se ne possano costituire più di 1.000. Una previsione che, se confermata, segnerebbe una crescita record di questa nuova configurazione: secondo l’ultima mappatura realizzata da Legambiente a maggio di quest’anno, infatti, in Italia esistono 100 CER. Di queste solo 35 sono operative, 41 sono in fase di progettazione e 24 stanno attivando le prime procedure verso la costituzione. Secondo lo studio, inoltre, a trainare la diffusione delle comunità energetiche c’è la volontà di mettersi al riparo dal caro energia (40%). Una percentuale significativa (31%) indica anche ragioni legate all’ecosostenibilità.

C’è quindi un forte entusiasmo per questa nuova fattispecie giuridica che, di fatto, garantisce a cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese e terzo settore di accedere a vantaggi economici e parafiscali oltre che ambientali e sociali attraverso la produzione, condivisione e consumo di energia prodotta da impianti a fonte rinnovabile. Gli addetti ai lavori hanno acquisito le competenze in materia, come dichiarano nove intervistati su dieci, anche se il 35% del campione ammette di non conoscerne in modo chiaro le applicazioni, segno evidente sono in una fase di analisi dei business model.

Con l’avvio del servizio di Demand Response, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente è poi intervenuta ponendo le basi per la realizzazione di un mercato dei servizi di dispacciamento tramite aste, che prevede il coinvolgimento di soggetti diversi coordinati da un aggregatore (BSP, Balance Service Provider), che metteranno a disposizione la propria produzione di energie rinnovabili. Si tratta, di fatto, di un passaggio centrale per l’introduzione delle comunità energetiche.

a cura della redazione di e-gazette