Rapporto CapGemini: serve un equilibrio tra rinnovabili e sicurezza energetica

Secondo il rapporto di CapGemini, gli imperativi sono due: garantire un approvvigionamento energetico sicuro e combattere il cambiamento climatico

È assolutamente necessario trovare un equilibrio tra due imperativi di pari importanza: garantire un approvvigionamento delle risorse energetiche sicuro e a prezzi accessibili e combattere il cambiamento climatico. È quanto si legge nel report World Energy Markets Observatory di CapGemini. L’edizione del WEMO di quest’anno analizza le diverse possibilità a disposizione per raggiungere questo equilibrio attraverso una sinergia di azioni a breve termine e decisioni di lungo periodo sulla riforma del mercato dell’energia, sulla sostenibilità delle forniture energetiche e su condizioni di credito vantaggiose per gli investimenti green a lungo termine.

Le principali osservazioni

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il rischio a lungo termine rappresentato dalla dipendenza dell’Europa dall’approvvigionamento di gas russo - si legge nel documento - ha raggiunto un punto di non ritorno. Negli ultimi due decenni l’Europa, e soprattutto la Germania, è diventata sempre più dipendente dal gas russo, a causa della riduzione della produzione di gas nel continente e dell’aumento del consumo di questa risorsa. Questo fenomeno è stato ulteriormente favorito dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) per raggiungere gli obiettivi net zero, dalla chiusura delle centrali nucleari dopo il disastro di Fukushima e da altre valutazioni economiche.

Attualmente, con il blocco forzato del flusso di gas russo in Europa, la sicurezza dell’approvvigionamento di gas per il prossimo inverno dipenderà da tre fattori:

  • il rifornimento degli impianti di stoccaggio (la legislazione UE ha stabilito che i siti di stoccaggio di gas devono essere riempiti almeno all’80% entro il 1° novembre 2022, compreso l’impianto di Rehden);
  • l’identificazione dei flussi per l’importazione di gas e, soprattutto, l’efficacia delle campagne di riduzione del consumo di energia.

Gli incentivi per gli interventi di risparmio energetico, già lanciati in molti paesi europei, hanno tutte le carte in regola per innescare un cambiamento significativo.

Gli investimenti nelle rinnovabili

Secondo i nuovi piani dell’UE, che mirano a velocizzare la diffusione delle energie rinnovabili per raggiungere l’indipendenza dalla fornitura russa e l’elettrificazione dell’economia, saranno necessari altri 210 miliardi di euro di investimenti nel settore energetico entro il 2027.

Attualmente, le tecnologie eoliche e fotovoltaiche sono quelle più promettenti. Tra le soluzioni rinnovabili a disposizione, l’energia solare ha un potenziale di crescita significativo grazie ai progressi compiuti con materiali e metodi innovativi per massimizzarne lo sfruttamento, come celle bifacciali, lenti incorporate e pannelli solari inversi, in grado di generare elettricità anche di notte. I parchi fotovoltaici sono anche più apprezzati dalle comunità locali rispetto a quelli eolici.

Tuttavia, attualmente il 75% di tutti i pannelli solari fotovoltaici in Europa proviene dalla Cina, fattore che ha determinato, nell’ultimo decennio, il declino della produzione fotovoltaica nazionale dell’UE. Il WEMO aggiunge che l’Europa deve fare attenzione a passare da una situazione di dipendenza dal gas russo ad essere legata a soggetti come la Cina per i componenti chiave della transizione energetica, come pannelli fotovoltaici, terre rare e metalli rari. I governi europei devono creare le giuste condizioni tecniche, finanziarie e normative per sviluppare settori strategici a livello nazionale di fascia alta, come la produzione di pannelli fotovoltaici e batterie, per riconquistare il primato. Inoltre, si dovrebbe concordare una coraggiosa riforma del mercato dell’elettricità per incoraggiare gli investimenti nella generazione a basse emissioni di carbonio. Al contempo, l’energia nucleare sta attraversando una fase di rinascita, in quanto riconosciuta come una delle fonti di energia prodotta a livello nazionale in grado di poter svolgere un ruolo chiave nella decarbonizzazione e per la stabilità della rete elettrica. Nel breve periodo, infatti, paesi come Germania e Belgio dovrebbero rimettere in funzione i reattori.

Secondo il report, nel medio termine, i governi di Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Unione Europea e Cina dovrebbero continuare a sviluppare impianti nucleari e introdurre sistemi di remunerazione sul lungo periodo per incoraggiare gli investimenti privati nel nucleare. La crisi energetica ha anche provocato un ritardo nell’abbandono del carbone, una risorsa altamente inquinante. Le tecnologie di cattura, uso e stoccaggio del carbonio (CCUS) sono uno strumento essenziale per gestirne le emissioni ed è necessario accelerare lo sviluppo e gli investimenti in questi impianti.

Nel 2021 sono stati annunciati 97 nuovi impianti CCUS e Stati Uniti e Europa rappresentano tre quarti di tutti i progetti in fase di sviluppo. Anche gli investimenti devono proseguire, dal momento che la capacità di cattura del carbonio deve aumentare entro il 2030, al fine di essere in linea con gli obiettivi di zero emissioni nette entro il 2050, tenendo conto che nel 2021 la capacità annua di cattura del carbonio ha raggiunto solo 40 MtCO2.

Raddoppiare gli interventi

Le problematiche geopolitiche hanno rafforzato la consapevolezza a livello europeo di quanto sia necessario sviluppare piani per la produzione interna di energia, come quella da fonti rinnovabili. Sebbene l’uso del carbone sia aumentato e le emissioni di gas serra nel 2022 e 2023 saranno probabilmente superiori a quelle del 2021, ci sono due fattori che potrebbero contrastarne l’impatto. In primo luogo, l’efficacia della conservazione dell’energia potrebbe avere un impatto significativo sulle emissioni di gas serra; inoltre, il rallentamento economico globale della seconda metà del 2022 potrebbe aver ridotto il consumo di energia e le relative emissioni di gas serra. 

A cura di www.e-gazette.it