ESG, il mondo del retail italiano è in ritardo sulla sostenibilità

Un’analisi sui settori della grande distribuzione alimentare, abbigliamento e ristorazione

Il retail italiano, vale a dire quel mercato che ricomprende tutte quelle attività di vendita di beni o di servizi che vengono solitamente acquistati per un utilizzo personale o famigliare, è un settore ancora poco maturo sul fronte delle tematiche Esg , con molti elementi ancora non adeguatamente monitorati e, soprattutto, 
mancanza di obiettivi a medio-lungo termine, tra cui quelli science-based di decarbonizzazione. Emerge chiaramente anche il distacco rispetto ai player dell’industria di marca, alle best practice retail internazionali, ed alla normativa Europea in arrivo l’anno prossimo. Sono queste le principali evidenze contenute nella prima edizione del Retail Esg Pulse Check di Bain & Company Italia, che analizza il livello di maturità Esg del settore retail in Italia, attraverso l’approfondimento di tutti i report di sostenibilità dei principali operatori del settore.

Molti settori sono indietro

Dall’analisi emerge che sono numerosi gli operatori che non hanno ancora pubblicato un primo bilancio di sostenibilità, anche in settori di dimensione rilevante  come l’elettronica, l’arredo, fino a settori dove se ne registra l’assenza totale, come  i drugstore e il pet food. In questa prima edizione la ricerca si sofferma nel dettaglio sui tre settori – Grande distribuzione alimentare, abbigliamento e ristorazione – dove almeno il 75% delle aziende in analisi pubblica il bilancio. La GDO sta comunque intervenendo bene su alcuni aspetti ambientali (energia rinnovabile e emissioni Scope 1 e 2), mentre risulta ancora carente sulla pianificazione a lungo termine delle vere sfide ambientali (principalmente su emissioni Scope 3, dove solo un player su 4 ha obiettivi di riduzione).  L’uguaglianza di genere rimane un tema caldo per il settore: se il 57% dell’organico è donna, solo il 23% è dirigente e il 4% siede in CDA, con un divario retributivo medio del 30%. 

Il settore della Ristorazione in Italia ha invece un giro d’affari di 75 miliardi di euro ed è estremamente frammentato. Le catene organizzate, infatti, pesano solo per il 5% del valore totale di mercato ma sono tra i player più avanzati nella scala di maturità Esg. Tuttavia, se si confrontano con i player internazionali, la ristorazione fatica su due temi: biodiversità e iniziative volte ad eliminare il divario retributivo tra uomini e donne.

Infine il settore dell’abbigliamento mostra una buona attenzione rispetto alle tematiche Esg, con un’ottima copertura dei KPI all’interno dei bilanci di sostenibilità, anche guidato dalla maggior pressione sociale e mediatica che il settore affronta. 

a cura di www.e-gazette.it