Nei primi sei mesi del 2016 il prezzo del chilowattora per le imprese italiane con consumi medio-bassi, tra 20 e 500 megawattora annui, è diminuito del 6%, attestandosi a 17,7 centesimi di euro, rispetto ai 18,9 centesimi dello stesso periodo del 2015.
Di conseguenza, il divario tra il prezzo medio italiano e quello medio Ue si è ridotto in termini assoluti da 6,3 centesimi di euro dello scorso anno (+50%) a 5,5 centesimi (+45%).
È quanto emerge dell'Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell'Enea, che evidenzia inoltre una diminuzione dei consumi totali di energia primaria (-1%) e delle emissioni di CO2 (-1,4%) e un prezzo del gas naturale ai minimi degli ultimi cinque anni (sotto i 25 euro al megawattora), in particolare per le imprese "energivore" con consumi annui sopra i 25 milioni di metri cubi.
Dall'Analisi trimestrale emerge anche un miglioramento dell'Indice Ispred, l'Indice della sicurezza energetica, prezzo dell'energia e decarbonizzazione elaborato da Enea per misurare insieme gli obiettivi di decarbonizzazione al 2020 e al 2030, i prezzi dell'energia e la sicurezza energetica nazionale. "Combinando le tre dimensioni del cosiddetto trilemma energetico sintetizzato dall'Ispred, a metà 2016 complessivamente l'Italia presenta un grado di soddisfacimento del 64%, in aumento rispetto al 61% raggiunto lo scorso anno", spiega Francesco Gracceva, dell’unità studi e strategie Enea, responsabile del gruppo di ricerca che cura il trimestrale. Nei primi sei mesi del 2016 i consumi di energia primaria risultano in leggera diminuzione (-1%), in parte attribuibile al minor consumo di gas per il riscaldamento a causa del clima mite. È invece aumentato il ricorso al gas naturale, sia per la generazione elettrica (+10%) che per la produzione industriale (+2,5%). Nel settore elettrico, la generazione da fonti rinnovabili non programmabili ha raggiunto un valore medio pari al 14% della domanda, sui livelli del massimo storico del primo semestre 2015.
A cura di www.e-gazette.it