Il 2017 è stato un anno di grande fermento in Italia per il settore dell’efficienza energetica, con investimenti per 6,7 miliardi di euro, in aumento del 10% rispetto al 2016 e con prospettive positive nel primo semestre 2018. Sono le principali evidenze emerse dall’Energy Efficiency Report 2018 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
A guidare la classifica degli investimenti è ancora il segmento Home & Building, con ben il 65% del totale (+10%), seguito dal 33% del comparto industriale (+12%), circa 2,2 miliardi di euro, e dalla Pubblica Amministrazione, buona ultima, che cuba appena il 2%.
La parte del leone la fanno le pompe di calore, che da sole valgono il 21% del mercato (ne sono state installate circa 500.000), seguite da sistemi di illuminazione efficiente (18% degli investimenti), superfici opache (16% del mercato) e impianti di cogenerazione, che pesano per il 9% con l’installazione di circa 450-500 MW. Le tecnologie che presentano un tasso di crescita negli investimenti superiore a quello della media di mercato (10%) sono soprattutto pompe di calore e sistemi di illuminazione, poi caldaie a condensazione, interventi sul processo produttivo e SGE. Solo per motori elettrici e inverter (-17% e -30%), solare termico (-8%) e interventi nel campo della refrigerazione (-29%) si registra un segno negativo, cosa che testimonierebbe un crescente interesse verso gli interventi che coinvolgono l’involucro e i sistemi di condizionamento estivo e invernale, a dispetto dei fattori di risparmio del vettore elettrico.
Nel comparto industriale le soluzioni di efficienza energetica maggiormente adottate nel 2017 sono state la cogenerazione e i sistemi di combustione efficienti, per un investimento rispettivamente di 582 e 493 milioni di euro, cioè oltre il 50% del totale del settore. Si attestano su buoni livelli (246 milioni, +23%) anche gli investimenti volti alla realizzazione di interventi ad hoc sul processo produttivo, seguono quelli sull’illuminazione degli edifici e di sostituzione di motori elettrici e inverter (-19%).
Se si guarda invece all’Home & Building, dei 4,4 miliardi investiti oltre l’80% si riferisce al segmento residenziale, un buon 15% agli uffici e la quota restante agli edifici ad uso del terziario privato (GDO e hotel), ma appena il 20% riguarda nuove costruzioni, ben l’80% delle spese in efficienza energetica è dedicato a interventi di retrofit. Nel complesso, le prime tre soluzioni tecnologiche adottate nel comparto sono state pompe di calore, superfici opache e sistemi di illuminazione.
Il mercato dunque è diventato molto più dinamico: dal 2014 al 2017 le operazioni sono quintuplicate e si è assistito ad un ampliamento delle tipologie di soggetti acquirenti, non più solo utility, ESCo e Facility Management ma anche fondi di private equity, società di costruzioni, fornitori tecnologici e società coinvolte nella trasmissione dell’energia elettrica o nella distribuzione del gas. Nei primi tre mesi del 2018 sono avvenute tre acquisizioni, nonostante l’incertezza politica che generalmente pesa su questi tipi di operazioni. Rimangono comunque ancora tanti piccoli operatori, che continuano ad agire in maniera frammentaria e che non sembrano particolarmente interessati a un processo di aggregazione.
Nel corso del 2017 le ESCo certificate sono aumentate di circa il 30% (75 in più) rispetto al 2016, con una conseguente crescita di dipendenti che hanno raggiunto quota 9.819 (+2.476, pari al 34%), cioè in media 28 per impresa. Un incremento superiore a quello registrato nel periodo 2012-2016, segno inequivocabile di un settore che ha cambiato marcia nel corso dell’ultimo anno.
Tra le 347 ESCo certificate a fine 2017, il 47% vede nella consulenza tecnico-gestionale in ambito energetico il proprio core business, il 28% è nato come soggetto installatore di impianti elettrici e successivamente si è specializzato nell’efficienza energetica, mentre il resto si divide tra fornitori di tecnologie e utility. Rispetto al 2016, i ricavi delle ESCo sono cresciuti di oltre il 10%, passando dai 3 miliardi del 2016 ai 3,4 del 2017. In particolare, il fatturato medio di quelle già certificate a fine 2016 si assesta sugli 11,8 milioni di euro, mentre quello delle 75 ESCo “nuove” è intorno ai 7 milioni. La crescita del 12% dei ricavi dell’ultimo anno è per oltre l’80% ascrivibile all’aumento del prezzo dei TEE, passati da 250 euro nel 2016 a 350 a fine 2017, e solo per la quota rimanente al miglioramento della “cattura” di valore.
A cura di www.e-gazette.it